top of page
22289743_291430951340953_803581122695692
22289743_291430951340953_803581122695692
Home: Benvenuto

VAPING - LA STAMPA INVISIBILE

UNA RACCOLTA DI ARTICOLI PURTROPPO MENO ENFATIZZATI DI ALTRI MA CHE CONTRIBUISCONO A FARE CHIAREZZA NEL MONDO DEL VAPING

anno 2019

nbc.jpg

SIGARETTE ELETTRONICHE, MALATTIA KILLER: TROVATO CIANURO NEI LIQUIDI DI CONTRABBANDO

Scoop della NBC News che di propria iniziativa ha fatto analizzare liquidi acquistati in negozio e liquidi comprati da spacciatori.

Mentre l’Fda lancia appelli e strali contro le sigarette elettroniche, è una rete televisiva ad approfondire la questione e, parrebbe, dimostrare la vera causa della malattia che starebbe colpendo centinaia di persone negli Stati Uniti.
NBC News ha commissionato a CannaSafe, una delle principali strutture di test della cannabis della nazione, l’analisi delle ricariche contenenti Thc. E i risultati sono stati sorprendenti ai più ma non a chi opera da anni nell’ambito dei prodotti destinati alla vaporizzazione.
Quelli acquistati in negozi regolari non hanno evidenziato la presenza di sostanze tossiche, né di metalli pesanti, pesticidi o solventi residui come la vitamina E. Ma nei campioni acquistati nel mercato nero i risultati sono stati drammatici. Tutti i prodotti contenevano il già sotto accusa acetato di vitamina E in dosi anche superiori al 40 per cento; quasi tutti contenevano invece miclobutanil, un fungicida che si trasforma in acido cianidrico (prodotto dalla reazione tra il cianuro e un acido forte) se raggiunge medie e alte temperature.
Sarebbero dunque queste le sostanze ree di aver causato centinaia di ricoveri e sette decessi ufficiali (dodici ufficiosi)  negli States. È importante ribadire che le cartucce al centro della polemica sono tutte caricate con sostanze psicoattive come il Thc adulterato nel mercato clandestino.

laVerita.jpg

SCAGIONATE LE SIGARETTE ELETTRONICHE. IL KILLER È IL LIQUIDO ALLA CANNABIS

Falso allarme: le indagini dimostrano che le morti non dipendono dai dispositivi, ma dallo "svapo" di prodotti contraffatti con l'aggiunta di composti a base di Thc. In Europa e nel nostro paese vigono norme molto severe

This is your Product Description. Use this space to describe this product in more detail.

francia.jpg

FRANCIA, SALUTE PUBBLICA: “100MILA FUMATORI IN MENO GRAZIE ALLA SIGARETTA ELETTRONICA”

Benoît Vallet, già direttore generale del Ministero della Sanità sotto la guida di Marisol Touraine, non ha dubbi: "Per coloro che desiderano smettere, lo svapo è la soluzione migliore".

Di Stefano Caliciuri Il 15 Ottobre 2019

In Italia forse non è conosciuto ai più, ma in Francia è considerato tra i più autorevoli esperti di salute pubblica. Tanto che ha ricoperto il prestigioso incarico di direttore generale del Ministero della Sanità sotto la guida di Marisol Touraine. Benoît Vallet, attualmente magistrato presso la Corte dei conti, è un fervente sostenitore della sigaretta elettronica come miglior strumento per smettere di fumare. Nonostante quanto stia accadendo negli stati Uniti, continua imperterrito a difendere la causa della riduzione del danno. “Il metodo di smettere di fumare con la sigaretta elettronica – spiega Vallet in una intervista rilasciata al quotidiano Libération – è ampiamente utilizzato perché si basa su dinamiche comportamentali vicine al fumo. E gli ultimi studi dell’Agenzia di sanità pubblica francese riportano cifre che indicano un forte calo del consumo di tabacco. Ci sono diverse ragioni. Il basso costo dello svapo ha innegabilmente avvantaggiato questa soluzione contro il tabacco”. Nonostante gli altri sostituti nicotinici come i cerotti e gli spray “siano rimborsati dal sistema sanitario nazionale. E i numeri parlano da soli: c’è stato un calo di oltre 100 mila fumatori con il vaping. Non è poco”.

Un riferimento lo riserva anche alle ricerche britanniche, universalmente riconosciute come le più disponibili nel confronti della sigaretta elettronica. “Lo studio pubblicato sul The New England Journal of Medicine nel 2019 dimostra che lo svapo è più efficace nel fermare il fumo rispetto agli prodotti contenenti nicotina. In due gruppi di quasi 800 persone, i tassi di astinenza sono più che raddoppiati con le sigarette elettroniche dopo un anno. Alcuni dicono che alcuni vapers continuano a svapare dopo aver smesso di fumare. Certamente, ma qual è il vero obiettivo? La priorità è smettere di fumare. In termini di salute pubblica, è meglio promuovere lo svapo rispetto al tabacco. L’obiettivo principale è la soppressione del fumo. Per coloro che desiderano smettere, lo svapo è la soluzione migliore”.

ecigarette-e1487774092721.jpg

INGHILTERRA, LA SIGARETTA ELETTRONICA CONTINUA A FAR DIMINUIRE I FUMATORI

Secondo gli analisti, solo nel 2017 sono stati fra 50.700 e 69.930 i fumatori che hanno smesso grazie al dispositivo elettronico.

“In Inghilterra cambiamenti nella prevalenza dell’uso della sigaretta elettronica sono positivamente associati con i tassi generali di cessazione del fumo”. In altre parole, la diffusione della sigaretta elettronica ha contribuito a far aumentare il numero degli inglesi che sono riusciti a smettere di fumare: secondo gli analisti, solo nel 2017 sono stati “fra 50.700 e 69.930 fumatori che altrimenti avrebbero continuato a fumare”. A dirlo è una ricerca appena pubblicata sul sito della rivista scientifica Addiction e intitolata “Association of prevalence of electronic cigarette use with smoking cessation and cigarette consumption in England: a time series analysis between 2006 and 2017”. A condurlo un team di ricerca multi disciplinare dello University College di Londra composto da Emma Beard, Robert West, Susan Michie e Jeremy Brown. Lo scopo del lavoro era, appunto, quello di fornire delle stime aggiornate su quanto i cambiamenti nell’uso della sigaretta elettronica in Inghilterra fossero associati con i cambiamenti nella cessazione del fumo e nel consumo quotidiano di sigarette fra i fumatori nel corso di oltre un decennio.
Per farlo i ricercatori hanno condotto un’analisi delle serie storiche delle tendenze della popolazione in Inghilterra, basandosi sullo Smoking Toolkit Study, lo studio nazionale sul fumo che prevede indagini ripetute e trasversali su persone dai 16 anni in su. E i risultati di queste analisi dimostrano che le percentuali generali di cessazione screscono proporzionalmente con l’aumento dell’uso dell’e-cigarette da parte dei fumatori. E le percentuali di chi riesce a smettere crescono con l’aumento dell’uso della sigaretta elettronica mentre si cerca di smettere di fumare. Non sono state trovate prove certe di un’associazione fra l’uso della sigaretta elettronica e la prevalenza dei tentativi di smettere o il consumo di sigarette.
“Questo studio – commenta Peter Hajek, direttore dell’Unità di ricerca sulla dipendenza dal tabacco della Queen Mary University di Londra – è un importante aggiunta alle prove che già abbiamo da diverse fonti e che dimostrano che le sigarette elettroniche aiutano i fumatori a smettere. Dimostra anche che con l’aumento della popolarità dell’e-cigarette, sono aumentate i tassi di cessazione fra i fumatori, molto probabilmente perché chi non riusciva a smettere con altri metodi, trae beneficio dal vaping”. “Con l’incrementare del passaggio dei fumatori alla sigaretta elettronica – conclude Hajek – i benefici per la salute pubblica saranno sostanziali”.

slide-polosa_edited.jpg

POLOSA (COEHAR): LE SIGARETTE ELETTRONICHE NON PROVOCANO DANNI AI POLMONI

I fumatori, afferma, devono avere fiducia che l'e-cig è molto meno dannosa del fumo, la scienza non può prendere posizioni infondate.

Di Barbara Mennitti  Il 9 Ottobre 2019

“Le e-cig non provocano danni ai polmoni e sono molto meno dannose delle sigarette convenzionali”. A intervenire nel dibattito incandescente sulle sigarette elettroniche è il professore Riccardo Polosa, direttore del Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo (CoEhar) dell’Università degli Studi di Catania. “Queste notizie stanno facendo aumentare di nuovo il numero di fumatori – continua lo scienziato catanese – Adesso basta. I fumatori devono aver fiducia che svapare è molto meno dannoso che fumare, anche per i polmoni”. E, con un occhio alla crisi di malattie e ai decessi che si stanno verificando negli Stati Uniti, aggiunge: “Il danno non è lo strumento ma ciò che si mette dentro”.

A sostegno di quanto dice, Polosa cita una revisione scientifica che lo veder fra gli autori, pubblicata su Expert Review of Respiratory Medicine “che fornisce prove crescenti che le emissioni di aerosol delle e-cig sono relativamente sicure rispetto al fumo di tabacco”. Gli studiosi hanno anche scoperto anche che i fumatori che sono passati dal fumo allo svapo hanno riscontrato miglioramenti nei sintomi da fumo (tosse, catarro) e hanno manifestato livelli più bassi di monossido di carbonio emesso.

Polosa critica pesantemente un articolo pubblicato pochi gioni fa sul British Medical Journal, che concludeva che non vi sono abbastanza elementi per stabilire se le sigarette elettroniche sono meno dannose di quelle convenzionali. “Io stesso – afferma il professore – sono stato revisore dell’articolo e ho fornito al giornale le mie critiche. È scandaloso che non siano state pubblicate. Scriveremo alla autorità della rivista per denunciare quanto accaduto. La scienza non può prendere posizioni infondate e deve rispettare il lungo e complesso protocollo che precede le pubblicazioni di articoli su riviste scientifiche garantendone piena autorevolezza”.

generica.jpg

LO PNEUMOLOGO LOWENSTEIN: “NELLA SIGARETTA ELETTRONICA NESSUNA TOSSICITÀ POTENZIALE”

Lo pneumologo francese, presidente di Sos Addiction, rassicura i consumatori sulla crisi Usa: non potrebbe mai accadere in Europa.

“Bisogna assolutamente rassicurare gli utilizzatori di sigaretta elettronica”. È questa la premura espressa dal dottore francese William Lowenstein che, reduce da una tavola rotonda al Sommet dé la vape, ha rilasciato una importante intervista al quotidiano bretone Le Télégramme. Pneumologo, specialista di medicina interna e presidente di Sos Addiction (associazione medica che si occupa di lotta alle dipendenze, Lowenstein ha premura di fare chiarezza sulla crisi di malattie polomari, la cosiddetta Evoli, negli Stati Uniti. “Non è lo strumento che causa i decessi – spiega – è il liquido, un olio alla cannabis. Alcuni Stati degli Usa, che non hanno applicato alcuna regolamentazione sul tema, si sono rifugiati d’un tratto nel regime proibizionista”. E poi aggiunge: “Ma è una cosa che non potrebbe mai accadere in Francia o in Europa”.
Perché, spiega il medico, fin da subito la Francia ha severamente normato il settore del vaping e non è possibile commercializzare liquidi, senza che siano prima stati depositati, valutati e verificati dall’agenzia regolatrice del farmaco e dei prodotti alimentari (l’Anses). Così come avviene in tutta l’Europa. Lowenstein respinge anche la tesi che non vi siano sufficienti studi scientifici sulla sigaretta elettronica. “È falso – afferma – sono dieci anni che viene studiata. Esistono ricerche completamente affidabili condotte negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia e altrove”. E aggiunge che si sa da molto tempo che ad uccidere nel fumo tradizionale non sono né la nicotina, né il tabacco di per sé. “È la combustione del tabacco – spiega – che emette monossido di carbonio (che causa problemi vascolari) e quella della carta che genera catrame e benzopirene”. “Nello svapo – sottolinea – non c’è alcuna tossicità potenziale”.
Lowenstein insiste anche sul fatto che, dopo dieci anni di utilizzo, si sarebbe saputo se la sigaretta elettronica fosse responsabile di danni cardiovascolari e crede che al più tardi fra cinque anni si avrà una completa rassicurazione dal punto di vista epidemiologico. “Ma – aggiunge – non possiamo aspettare cinquant’anni, con 73 mila morti all’anno causati dal tabacco, privandoci di questo strumento di disassuefazione”. Ricorda come il Francia 700 mila persone hanno smesso di fumare grazie alla sigaretta elettronica ed elogia i vicini inglesi “che la incoraggiano ufficialmente e hanno ottimi risultati sull’abbandono del tabagismo”.
Le ultime parole critiche di Lowenstein sono per l’Organizzazione mondiale di sanità, che lo scorso luglio ha pubblicato un rapporto sul tabacco in cui si definiva la sigaretta elettronica “incontestabilmente nociva”. Intanto, puntualizza il medico francese, il rapporto non è stato redatto dall’Oms, ma da Bloomberg Philantrhopies, cioè da una fondazione privata. Come evidenziato anche su queste colonne, lo studio constava di 200 pagine, quattro delle quali erano dedicate alla sigaretta elettronica, “e non ne parlavano veramente male”, aggiunge Lowenstein. “Poi – commenta – in una frase conclusiva, viene classificata come nociva. In Francia le accademie di medicina, di farmacia e numerosi specialisti si sono indignati per questa posizione incomprensibile!”.

74301033_6143194729570_84689982214341918

SIGARETTE ELETTRONICHE

Tutto ciò che non è stato detto a “Tutta Salute

La notizia dell’allarme lanciato da FDA, come già spiegato nel nostro precedente articolo Ai giovani va detto che svapare non è fumare“, è ormai al centro dell’attenzione dei media italiani. Eppure le JUUL, le sigarette elettroniche al centro della querelle tutta americana, di fatto in Italia non sono commercializzate.

Ciononostante, la sigaretta elettronica è tornata ad essere argomento appetibile per numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E per spiegare l’efficacia/inefficacia dello strumento sono di nuovo tornate di moda le “intramontabili inesattezze” diffuse con, evidentemente, troppa superficialità.

Questa mattina, ad esempio, intervenuta durante la trasmissione “Tutta Salute” condotta da Pier Luigi Spada e Michele Mirabella su Rai 3, la dott.ssa Roberta Pacifici, direttore del Dipartimento di Farmacodipendenza, tossicodipendenza e doping all’Istituto Superiore di Sanità, ha fornito agli spettatori una serie di informazioni che riteniamo doveroso dover qui approfondire.

  • ROBERTA PACIFICI: “Non ci sono evidenze robuste che dimostrano l’efficacia della sigaretta elettronica per smettere di fumare”

PubMed, la banca dati ufficiale di tutte le pubblicazioni di ambito medico scientifico internazionale, fornisce un numero totale di quasi 4000 studi che affrontano il tema della ricerca sulla sigaretta elettronica. Si tratta di un campo di ricerca che è stato tra i più analizzati negli ultimi anni. Una percentuale altissima di questi studi, più della maggioranza, afferma che elettroniche fanno smettere di fumare. 


Ci chiediamo: ma robuste in che senso?

  • ROBERTA PACIFICI: “In Italia i dati dimostrano che i fumatori non sono in calo”

In Italia, i dati sull’abitudine al fumo diffusi nel 2018 hanno stabilito un numero di fumatori tra gli adulti pari a 12,2 milioni (dati Doxa) e un numero di utilizzatori abituali e occasionali di e-cig pari a 1,1 milioni (+fumatori, – svapatori).  Nel 2017, i fumatori erano 11,7 milioni e gli svapatori circa 1,3 milioni (- fumatori, + svapatori). L’aumento del numero di svapatori sembra essere negli anni un dato inversamente proporzionale al calo del numero di fumatori. Lo stesso dato, peraltro, si è registrato anche in Inghilterra nel 2016 quando all’aumento del numero di svapatori è corrisposto un calo del numero dei fumatori.

  • GIORNALISTA: “In america le e-cig stanno per essere vietate”

L’FDA ha lanciato un ultimatum a cinque delle maggiori aziende produttrici di sigarette elettroniche per evitare la vendita di e-cig tra i giovani. La stessa JUUL ha già dichiarato di aver investito 30 milioni di dollari per combattere il fenomeno della diffusione di e-cig tra i minori. L’America non ha vietato la vendita.

  • ROBERTA PACIFICI: “Non conosciamo gli effetti a lungo termine delle sigarette elettroniche”

La rivista scientifica internazionale “Scientific Report” del gruppo Nature ha indicato lo studio “Zero Rischi” – condotto dal team del prof. Riccardo Polosa – tra i 100 studi più letti al mondoLo studio – presentato a Londra nel Novembre scorso – ha dimostrato per la prima volta l’assenza di danni a carico delle vie aeree e dei polmoni in svapatori che hanno fatto uso regolare e protratto di sigarette elettroniche per un lungo periodo.

  • GIORNALISTA: “Svapare è un modo diverso di fumare”

Svapare non è assolutamente come fumare. Si tratta di due abitudini completamente diverse e con conseguenze nettamente opposte. La prima è il 95% meno rischiosa della seconda che può addirittura condurre alla morte.

juul-1.jpg

“IL VAPORE DELLA SIGARETTA ELETTRONICA NON PROVOCA MORTE CELLULARE”

Lo dimostra uno studio curato dai ricercatori di Juul Labs ed effettuato con il dispositivo made in California.

Redazione  9 Ottobre 2019

Juul Labs rende noti nuovi dati sull’efficacia del controllo di temperatura e sul profilo chimico delle emissioni del sistema Juul. La presentazione dello studio è avvenuta ad Amburgo, in Germania, nell’ambito della conferenza annuale indetta dal Coresta (Cooperation Centre for Scientific Research Relative to Tobacco) – l’associazione internazionale che riunisce gruppi di lavoro per la ricerca scientifica e tecnologica sui prodotti del tabacco.

Le sigarette tradizionali contengono oltre 7.000 sostanze ritenute tossiche, tra cui composti organici volatili (VOC) e altre sostanze dannose o potenzialmente dannose (HPHC), molte delle quali sono note cancerogene. Il processo di combustione a temperature elevate è in parte responsabile della volatilizzazione e del rilascio di tali composti, motivo per cui è fondamentale comprendere il meccanismo di riscaldamento dei vaporizzatori elettronici come alternativa ai prodotti a base di tabacco tradizionale. I dispositivi dotati di controllo della temperatura sono progettati per minimizzare la combustione e il loro utilizzo può comportare una minore esposizione a sostanze chimiche.

“Crediamo che i prodotti Juul rappresentino una valida alternativa per tutti i fumatori che non vogliono o non riescono a smettere di consumare nicotina e i dati presentati alla conferenza del Coresta sostengono questa convinzione – ha affermato Josh Vose, vice president, scientific and clinical affairs di Juul Labs – Con la dimostrazione del corretto funzionamento del controllo della temperatura e la rilevazione di livelli di HPHCs significativamente inferiori si rafforza la comprensione di quanto il sistema Juul possa rappresentare per i fumatori adulti una potenziale alternativa a rischio ridotto rispetto alle sigarette combustibili. Sono cinque, in totale, gli studi presentati. Due studi di laboratorio hanno verificato, rispettivamente, se il vapore possa causare citotossicità o morte cellulare, e la misura in cui tale aerosol – comparato al fumo della sigaretta tradizionale preso come campione di riferimento – liberi determinate HPHC. La valutazione della citotossicità ha permesso ai ricercatori di dimostrare come l’esposizione all’aerosol emesso dal sistema Juul non sia stata citotossica, diversamente da quanto registrato dall’esposizione al fumo della sigaretta campione di riferimento che ha, di fatto, causato morte cellulare. Relativamente all’analisi HPHC, lo studio ha dimostrato che la presenza delle sostanze HPHC in esame è stata, in media, inferiore del 99% rispetto al valore registrato nel fumo prodotto dalla sigaretta campione di riferimento, mentre il 95% degli analiti è risultato essere al di sotto del livello minimo di quantificazione.

I tre ulteriori studi di laboratorio hanno esaminato l’efficienza del meccanismo di controllo della temperatura del sistema Juul e le modalità attraverso cui eventuali aumenti forzati della temperatura possano influire sul rilascio di determinati HPHCs e VOCs. I ricercatori hanno dimostrato che il sistema Juul mantiene una temperatura operativa costantemente inferiore a 300°C e che le eventuali modifiche al sistema di regolazione della temperatura, atte a innalzarne il livello, abbiano degradato i prodotti e le sostanze emesse durante i processi di riscaldamento e combustione, portando a un aumento delle sostanze HPHC e VOC in esame. Tale analisi ha evidenziato e confermato l’assoluta importanza dei sistemi di controllo della temperatura.

mois-sans-tabac2-.jpg

FRANCIA, A NOVEMBRE SI SMETTE DI FUMARE ANCHE CON LA SIGARETTA ELETTRONICA

Per il secondo anno la campagna istituzionale #MoisSansTabac propone l'e-cig fra le strategie che aiutano la cessazione.

Di Barbara Mennitti Il 10 Ottobre 2019

Fanno meno clamore di quelle inglesi, ma anche le autorità francesi sono ormai fermamente incamminate sulla via della riduzione del danno da fumo. E la sigaretta elettronica è a pieno titolo uno strumento nella lotta al fumo anche per i cugini d’Oltralpe. Lo conferma la campagna #MoisSansTabac, mese senza tabacco, che anche quest’anno partirà il 1° novembre, di venerdì, per unire i fumatori in una sfida collettiva per la cessazione. Il primo obiettivo per i partecipanti è arrivare al giovedì successivo, il 7 novembre. Da quel giorno, spiegano gli esperti francesi, la dipendenza sarà diminuita e tutto diventerà più facile. “Ora sapete. Ora potete”, suggerisce la voce dello spot della campagna. Sapete che si può stare senza tabacco, potete farlo.

Ma i fumatori non sono invitati a contare solo sulla loro forza di volontà. Sul sito ufficiale dell’iniziativa, infatti, si è invitati a contattare un tabaccologo o un medico per “scegliere la propria strategia”. Fra quelle consigliate vi sono i sostituti nicotinici come cerotti, gomme, compresse e inalatori; le terapie a base di bupropione e vareniclina; oppure la sigaretta elettronica. “Secondo gli ultimi lavori dell’Alto consiglio di salute pubblica – si legge sul sito – la sigaretta elettronica può costituire un aiuto per smettere di fumare o per ridurre il consumo di tabacco. Smettendo completamente di fumare tabacco e utilizzando in sostituzione la sigaretta elettronica, si riducono i rischi di sviluppare malattie gravi, come il cancro”. Il sito però ammonisca contro l’uso duale: “Se utilizzate una sigaretta elettronica continuando a fumare, pur riducendo il consumo di tabacco, persiste il rischio di sviluppare una malattia legata al tabacco”.

Dunque per il secondo anno, il #MoisSansTabac francese consiglia, fra gli altri metodi, anche la sigaretta elettronica. Ed è anche ovvio, visto che un rapporto pubblicato da Santé Publique France lo scorso giugno registrava 870 mila fumatori in meno in un anno grazie all’e-cigarette. Il modello del mese antifumo francese è molto simile a quello inglese, Stoptober. I partecipanti sono invitati ad iscriversi al sito e a fare comunità. Attraverso un’app da scaricare sullo smartphone, potranno ussufruire di un programma di sostegno personalizzato, dei consigli degli esperti, di mini giochi, di video motivazionali. Potranno, inoltre, seguire i vantaggi per la salute ed economici di aver smesso di fumare. Saranno attive la pagina su Facebook, i profili si Instagram e Twitter a cui gli utenti sono invitati a partecipare attivamente. E per chi non ama troppo i rapporti virtuali, sono disponibili anche gruppi sparsi sul territorio per incontrarsi, sostenersi a vicenda e avere assistenza. È attivo anche un numero verde gratuito per parlare con esperti e professionisti.

medici-ecig.jpg

ASSOCIAZIONE DONNE MEDICO: CON LA SIGARETTA ELETTRONICA SI SMETTE DI FUMARE

Antonella Vezzani, presidente Aidm: "È giusto fornire un’alternativa – sia essa la sigaretta elettronica o i prodotti a tabacco riscaldato - che grazie all’assenza di combustione sono in grado di ridurre le sostanze tossiche inalate rispetto al fumo di sigaretta”.

Di Stefano Caliciuri Il 13 Ottobre 2019

Fumare fa male e il nostro compito come medici rimane quello di provare in ogni modo a far cessare le pazienti fumatrici dall’abitudine al fumo. L’esperienza però ci insegna che molte volte le nostre pazienti non vogliono o non riescono a smettere di fumare, anche per motivazioni prettamente psicologiche. A queste pazienti è giusto fornire un’alternativa – sia essa la sigaretta elettronica o i prodotti a tabacco riscaldato – che grazie all’assenza di combustione sono in grado di ridurre le sostanze tossiche inalate rispetto al fumo di sigaretta”. Parole importanti dette da Antonella Vezzani, presidente dell’associazione italiana Donne Medico in occasione del XXXIX Congresso nazionale che si sta celebrando a Salerno. Il tema del fumo è al centro del simposio: “Fumo di sigaretta e patologia reumatologica di genere: correlazioni e possibili alternative”. La sessione è stata promossa da Philip Morris Italia con PMI Science, condotta proprio dalla presidente Aidm a cui ha partecipato anche la professoressa Maria Sole Chimenti, ricercatrice presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e presidente Associazione delle Donne Reumatologhe.
“La medicina di genere e la salute della donna continuano a rappresentare temi di grande attualità e importanza e come Aidm siamo orgogliose di esserne portavoce sin dal 1921. Troppo spesso la differenza biologica tra uomo e donna è stata ignorata in medicina, così come la diversa incidenza di alcune patologie rispetto ad altre” ha spiegato Vezzani “Il fumo di sigaretta è senza dubbio emblematico in questo senso: diversi studi hanno già dimostrato una risposta differente delle donne rispetto agli uomini e negli ultimi 15 anni le diagnosi di tumore al polmone nelle donne sono aumentate del 45%. Nelle donne la potenza del fattore di rischio causata dal fumo è più elevata.”
L’ Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia siano 11,6 milioni i fumatori, più di un italiano su cinque. Di questi, 4,5 milioni sono donne, in aumento soprattutto nelle regioni del Sud Italia.
“Il fumo è causa di moltissime patologie, anche mortali: non solo polmoni ma anche cuore, apparato riproduttivo e malattie delle articolazioni – ha aggiunto Chimenti – Nel caso specifico dell’artrite reumatoide, tipica malattia di genere, i dati indicano come l’abitudine al fumo aumenti il rischio di sviluppare tale patologia. Si evidenzia inoltre come le modifiche negli stili di vita, come lo smettere di fumare, possano ritardare o addirittura prevenire l’insorgenza della patologia”. Obiettivo dell’incontro è stato chiarire le correlazioni tra malattie di genere e fumo ma anche fare una riflessione sulle tecnologie alternative al fumo, come i prodotti a tabacco riscaldato e la sigaretta elettronica e il loro potenziale nella lotta contro il tabagismo.
“Fumare fa male – conclude Vezzani – e il nostro compito come medici rimane quello di provare in ogni modo a far cessare le pazienti fumatrici dall’abitudine al fumo. L’esperienza però ci insegna che molte volte le nostre pazienti non vogliono o non riescono a smettere di fumare, anche per motivazioni prettamente psicologiche. A queste pazienti è giusto fornire un’alternativa – sia essa la sigaretta elettronica o i prodotti a tabacco riscaldato – che grazie all’assenza di combustione sono in grado di ridurre le sostanze tossiche inalate rispetto al fumo di sigaretta”.

stati-uniti-health.jpg

LA CROCIATA MORALE DEGLI STATI UNITI CONTRO LA SIGARETTA ELETTRONICA

Mentre gli Usa pensano di vietarla, il Regno Unito la promuove anche dentro gli ospedali. E l'Italia, come spesso accade, rimane alla finestra.

Di Stefano Caliciuri Il 13 Ottobre 2019

Qualche settimana fa ho partecipato ad un evento a Birmingham. L’occasione è stata propizia per andare a salutare un vecchio conoscente che lavora all’ospedale cittadino. Il fumo è vietato in ogni luogo, interno e adiacente. Persino nel parcheggio. E infatti non si vedono fumatori e neppure cicche. Non è insolito invece vedere medici e pazienti utilizzare la sigaretta elettronica. Avrei voluto svapare anche io ma, pensando che fosse vietato, non mi ero premurato di portare con me il liquido di ricarica. Nessun problema: al piano terra, proprio accanto all’ingresso, c’è un negozio di sigarette elettroniche. Sì, una vera e propria rivendita, come quelle che siamo soliti vedere lungo le nostre strade. Uno scenario quasi surreale: mi trovavo in un ospedale e avevo a disposizione una intera gamma di liquidi per sigarette elettroniche, molteplici gusti con diversi dosaggi di nicotina. Il negozio ha aperto a luglio dopo aver ottenuto la concessione governativa. L’idea del Regno Unito è semplice: dare la possibilità ai medici e ai pazienti di usare la sigaretta elettronica equivale a scoraggiarli e allontanarli dal fumo. La strategia inglese sta premiando: negli ultimi anni il numero dei fumatori è diminuito del 5 per cento ma soprattutto si è allargata la forbice con coloro che iniziano.

Questo succede in Inghilterra. Nel frattempo, negli Stati Uniti, le persone muoiono a causa di malattie al sistema respiratorio causate dalla sigaretta elettronica. C’è qualcosa che non torna. Così come gli inglesi non sono supereroi immuni alle malattie polmonari, così gli Usa non possono essere ricettacolo di patologie di non meglio identificata natura.

Per capire cosa sta succedendo occorre allora immergersi nelle due culture. Per dirla con le parole del professore Brad Rodu, la differenza di approccio tra Regno Unito e Stati Uniti è dovuta alla propensione americana a trasformare i problemi di salute in crociate morali. I britannici, invece, pur ascoltando i pareri di tutte le parti in causa – produttori, lobbisti, consumatori, medici – hanno la capacità di decidere ponderando le informazioni, di legiferare ragionando sul lungo periodo, di difendere le loro scelte anche arrivando allo scontro. Alle politiche prima lassiste e poi proibizionistiche degli Stati Uniti, il Regno Unito, e più in generale l’Europa, ha risposto con una regolamentazione ad hoc del tabacco e delle sigarette elettroniche. Quella che tecnicamente si chiama Direttiva europea sui tabacchi e prodotti liquidi da inalazione (Tpd). Anche in seno all’Unione europea, poi, ci sono stati recepimenti variabili di Stato in Stato ma la cornice regolatoria è comune. Basti pensare che negli States si vendono liquidi di ricarica con concentrazioni di nicotina anche tre volte superiori al massimo consentito in Europa. Basti pensare che negli States chiunque può vendere una miscela vaporizzabile mentre in Europa occorre notificarla presso i ministeri della salute, fornire i dati sulle emissioni, aspettare sei mesi prima di poterla vendere.

Dopo la crisi di malattie polmonari, gli Stati Uniti hanno reagito nel modo più semplice e comodo: proibire, vietare, chiudere. A un lungo periodo senza nessuna regola, si risponde con la tentazione del divieto totale. Dal tutto al niente. Un approccio che non solo rischia di rispedire tanti svapatori ex fumatori dritti nelle braccia del tabacco combusto, ma che potrebbe spianare la strada al mercato illegale, al contrabbando, alla produzione e alla vendita illecita, alla criminalità. Senza, naturalmente, alcuna garanzia di qualità e sicurezza. E che questo pericolo sia concreto e reale lo dimostra il fatto che, dopo l’allarme generalizzato, nelle ultime settimane la verità sta venendo a galla. A causare le centinaia di ricoveri e le decine di decessi è stata con tutta probabilità una sostanza contenuta in un liquido destinato allo sballo, liquido prodotto con metodi artigianali e pericolosi e venduto e acquistata per canali illegali.

Se Stati Uniti e Regno Unito rappresentano le politiche estreme, l’Italia si pone nel mezzo. Il mercato è sicuro, garantito e normato. Dal 2016 abbiamo adottato una legge che stabilisce rigide condotte sia per i produttori che per i rivenditori. Manca però l’approccio sanitario anglosassone. Le nostre istituzioni non riconoscono la sigaretta elettronica come uno strumento che riduce il rischio del fumo ma la considerano un vizio, un oggetto che può portare i giovani a fumare. Su questo fronte, l’Istituto superiore di sanità italiano ha un approccio molto statunitense. Anziché capire, anziché studiare, anziché approfondire e trovare soluzioni offrendo opportunità, preferisce evitare il confronto e cavalcare la linea del proibizionismo.

Il Regno Unito ha una lunga tradizione e competenza in materia di riduzione del danno. Già da decenni ha dimostrato che non è la nicotina la sostanza nociva del tabacco, ma le migliaia di altri gas tossici e particelle di catrame derivanti dalla combustione. E in linea con questo, il legislatore inglese sta agendo di conseguenza: promuovere la sigaretta elettronica significa abbattere sensibilmente le malattie e i decessi fumo correlati. Parafrasando un vecchio adagio: il Regno Unito previene, l’Italia cura. O, per dirla con le parole di Dave Cross (New Nicotine Alliance): “Lo svapo nel Regno Unito sta funzionando e ormai nessuno ce lo toglierà. Funzionerebbe in tutto il mondo, se gliene fosse data la possibilità“.

ecig-generica.jpg

LA MAGGIORANZA DEI MEDICI ITALIANI È A FAVORE DELLA SIGARETTA ELETTRONICA

A dimostrarsi particolarmente favorevoli al principio della riduzione del danno, gli specialisti in cardiologia vascolare (75%) seguiti dagli urologi (64,5%), allergologi (60,7%) e dai medici delle malattie dell’apparato respiratorio (57%).

Stefano Caliciuri Il 14 Ottobre 2019

Sono oltre 6 i professionisti sanitari su 10 a non essere soddisfatti circa l’efficacia dell’attuale normativa nazionale nella lotta al tabagismo e ancora quasi la metà (48%) degli interpellati afferma che la propria regione non sia sufficientemente organizzata nel territorio nel fornire servizi di disassuefazione al fumo.

Questi alcuni dei dati che emergono dall’indagine “Politiche sulla lotta al tabagismo e principio di riduzione dei danni da fumo” condotta da Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria – che ha intervistato oltre 3 mila tra medici e farmacisti italiani per tracciare uno stato dell’arte sul rapporto tra medico e paziente-fumatore, ma anche per sondare l’adeguatezza e l’efficacia degli strumenti normativi a disposizione del professionista sanitario nel suo lavoro quotidiano a contrasto del fumo, a fronte dell’evoluzione del fenomeno negli ultimi tempi.

Secondo l’analisi, la lotta al fumo rimane ad oggi una delle priorità dei professionisti sanitari, con oltre nove professionisti sanitari su dieci che dichiarano di rilevare con costanza le abitudini al fumo dei propri pazienti nella fase di raccolta dell’anamnesi del paziente; tuttavia, secondo i professionisti sanitari intervistati, a presentare alcune carenze sembra essere proprio la normativa regionale e nazionale sul tema.

Quali strategie adottare allora nella lotta al tabagismo? I rispondenti sono stati a questo proposito interpellati sulla recente introduzione, in alcune legislazioni regionali in ambito di interventi di prevenzione, assistenza e supporto alla disassuefazione, del principio della riduzione del danno trovandosi, per il 57% dei rispondenti, favorevoli all’adozione. Un segnale di grande apertura della classe medico scientifica, che testimonia un crescente interesse nei confronti dei prodotti tecnologici alternativi alle sigarette, considerati come la cosiddetta terza via nella lotta al fumo per i fumatori che in mancanza di alternative continuerebbero a fumare sigarette. A dimostrarsi particolarmente favorevoli al principio della riduzione del danno, gli specialisti in cardiologia vascolare (75%) seguiti dagli urologi (64,5%), allergologi (60,7%) e dai medici delle malattie dell’apparato respiratorio (57%). Particolarmente significativa in questo ambito la percentuale di rispondenti che hanno dichiarato di non avere un’opinione in merito (34%), un dato che indica la necessità di una maggiore informazione ai professionisti del settore sulle emergenti politiche nonché sugli strumenti disponibili in ambito di lotta al fumo.

Relativamente a “gli elementi, le strutture o i professionisti più indicati per combattere la dipendenza da fumo”, se i centri antifumo del Sistema sanitario nazionale continuano a rimanere il punto di riferimento d’eccellenza nella lotta contro il fumo per oltre il 30% dei professionisti del mondo medico, quasi la metà dei rispondenti (48%), ha comunque dichiarato di non ritenere che la propria regione sia sufficientemente organizzata in termini di offerta e servizi sul territorio per la disassuefazione dal fumo. Grande rilevanza resta attribuita in generale ad ambiente famigliare e medico di medicina generale, entrambi indicati dal 17% degli intervistati e in vantaggio rispetto allo psicologo (che ha raccolto il 10% di voti espressi), amici e conoscenti (9,69%), il medico specialista (8,40%) ed in ultimo i centri e le strutture private (6,19%).

Nrt.jpg

LOTTA AL FUMO, SIGARETTA ELETTRONICA: MAGGIORE EFFICACIA E MENO COSTI ANCHE PER SANITÀ

Secondo una ricerca inglese, l'e-cig non solo è più efficace delle terapie sostitutive con nicotina, ma comporta anche un risparmio per lo Stato.

Di Barbara Mennitti Il 14 Ottobre 2019

“Utilizzare le sigarette elettroniche come ausilio per smettere di fumare, associate ad un sostegno comportamentale standard, nei centri antifumo inglesi è probabilmente più conveniente che utilizzare le terapie sostitutive a base di nicotina”. Lo stabilisce una ricerca pubblicata sul sito della rivista specializzata Addiction e condotta da 13 accademici britannici – fra cui spiccano i nomi di Peter Hajek e Lynne Dawkins – l’americano Maciej Goniewicz e Louise Ross, ex direttrice dello Stop smoking centre di Leicester. Questo lavoro dimostra fra l’altro che, mentre mezzo mondo perde il senno inseguendo le notizie (vere e false) provenienti dagli Usa, il Regno Unito è fermamente intenzionato a continuare ad avvalersi della sigaretta elettronica per combattere il fumo.

Lo studio di partenza è quello ormai molto noto pubblicato sul New England Journal of Medicine lo scorso gennaio. Sui suoi risultati, è stata elaborata una analisi dei costi su un periodo di 12 mesi e su quello di un’intera vita, dalla prospettiva del Servizio sanitario nazionale e dei Servizi sociali alla persona. In pratica si è cercato di capire se alle autorità sanitarie pubbliche convenisse dal punto di vista economico puntare sull’e-cigarette o su altri strumenti, mettendo sulla bilancia costi e benefici per la salute. L’analisi a 12 mesi viene da una prova controllata randomizzata, mentre per quella più a lungo termine ci si è basati su un modello. La misurazione è avvenuta in base a standard internazionali.

Il setting della ricerca è stato fornito da tre Centri anti-fumo inglesi, presso i quali si sono recati 886 fumatori in cerca di aiuto per smettere di fumare. I partecipanti sono stati divisi casualmente in due gruppi: 439 hanno ricevuto una sigaretta elettronica per principianti e i restanti 447 terapie sostitutive a base di nicotina. Entrambi i gruppi hanno ricevuto sostegno comportamentale standard. Dopo un anno aveva smesso di fumare il 18 per cento di chi aveva utilizzato l’e-cig e il 9,9 per cento di chi aveva usato altre terapie.

Ma questo era già noto. Quello che questo studio aggiunge è che, nelle stesse condizini di utilizzo, la sigaretta elettronica garantisce un migliore rapporto fra costi e benefici rispetto alle altre terapie a base di nicotina. Quindi, secondo questa analisi, ad una maggiore efficacia per il fumatore che vuole smettere, corrisponde anche una convenienza economica per la sanità pubblica.

Home: Inventario
IMG_3701_edited.jpg

CHI SIAMO

Fin dall'apertura nel 2017, SVAPOAMATORE si è fatto conoscere per l'impegno nel soddisfare le esigenze dei propri clienti. È proprio questo desiderio di eccellere che ci ha dato la spinta necessaria per diventare l'attività che siamo oggi. Per maggiori informazioni sui nostri prodotti e servizi, contattaci subito.

Home: Chi siamo

ORARI DI APERTURA

Venite a trovarci

Lunedì: 15,30 - 19,30
Mar - Sab: 9,30 - 13,30  15,30 - 19,30.
Chiuso la domenica.

Home: Orari di apertura

CONTATTACI

Via Firenze 14, Borgo San Lorenzo, 50032

392 8697878

Thanks for submitting!

Home: Contatti
bottom of page